"Giuè", di Antonella Perrotta

Se il titolo di questo romanzo fosse stato, per dire, "Giosuè", manco lo avrei iniziato a leggere. Del Giosuè biblico so quel poco che basta per non passare da ignorante (in senso lato, ignorante del soggetto): erede di Mosè, al contrario del suo mentore che per passare alla storia ne aveva combinate di cotte e di crude, costui è ricordato per aver fermato il sole nel suo calare quotidiano, fatto che gli avrebbe consentito di terminare la strage dei suoi nemici del momento. Pare che Giosuè in ebraico significhi "Dio salva", e sicuramente da Lui fu salvato, addirittura andando oltre, visto che questo Giosuè è ricordato più per l'eliminazione fisica dei nemici (di Dio, ovviamente) che per altre opere più meritorie. Sono passati migliaia di anni, ma il concetto delle stragi in nome di Dio, nel corso dei secoli e tutt'oggi, non è cambiato. Non per niente, questo Giosuè risulta essere Santo per l'altrettanto Santa Romana Chiesa. L'altro Giosuè non potev...