Succede...

Succede che in un condominio, subito dall'entrata ci si affacci verso il fondo dell'unica scala del caseggiato e si presenti questo spettacolo di abominevole abuso degli spazi condominiali.
Succede che questa presa d'atto avvenga dopo decenni dal compimento dell'occupazione.
Succede che al fondo di quella scala esista un solo alloggio.
Succede che da quell'ultima parte di scala gli altri condomini scendano esclusivamente quando hanno bisogno di qualcosa, di un favore, anche solo di un cacciavite o di una scala o di una sigaretta, ovvero per protestare per un qualcosa che non va come dovrebbe: l'autoclave bloccato, la luce scale, il portone d'entrata che fa i capricci...
Succede che la prima e unica protesta verso il fattaccio sia stata avanzata oggi, dopo una trentina d'anni dalla creazione del condominio, da un condomino estivo, definito tale per il fatto che, avendo a suo tempo acquistato un piccolo alloggio, lo sfrutta con visite estive o nei ponti comandati o in fine settimana occasionali. Giustamente.
Condominio che vanta una quattrina (anzi, quattro per l'esattezza) di famiglie stanziali e una decina (dieci per essere precisi) di famiglie vaganti, che ieri c'erano e che si rivedranno fra poco in vista dell'ormai assestata estate. Poi fine della scampagnata fino all'anno prossimo. Inshallah, se Dio vuole...
Nell'immagine che (coraggiosamente) il cronista pubblica, la porta a sinistra è entrata dell'unico alloggio occupato da un personaggio presumibilmente malavitoso; non affiliato a mafie o congreghe o clan: malavitoso di suo, sempre presumibilmente, fatto salvo il diritto ad essere ritenuto innocente fino a prova contraria. Diciamo, presumibilmente innocente.
La porta a destra conduce direttamente ai garages; e, poiché la più parte dei box gli appartengono, quell'entrata viene usata quasi esclusivamente da lui. La scala, che nell'immagine è chiaramente in discesa, il Nostro la usa più che altro per andare, a tarda sera come da istruzioni comunali, a depositare il secchio dei rifiuti nei giorni specificamente designati. Diversamente usa un'altra entrata/uscita dal suo piccolo giardino di proprietà. Il che gli evita incontri ravvicinati, che non sempre gli sono graditi. Senza peraltro essere un misogino cronico. Vale per lui il detto: più li conosci, più li eviti; che se vale per i parenti, figuriamoci per i conoscenti di scala.
Ufficialmente è conosciuto come un brav'uomo, ma si sa le apparenze ingannano. Prova ne sia che il recente arresto di un noto latitante, effettivamente mafioso, ha rivelato quanto il personaggio fosse rispettato (e rispettoso) verso tutti i suoi compaesani. E, pare, anche verso le Forze dell'Ordine, che ufficialmente lo cercavano appassionatamente altrove, in giro per il mondo.
Fatto sta che il Nostro, piccolo boss ormai in fase decadente, nel suo piccolo deve avere sparso intorno a sé timori e paure mai ufficialmente dichiarate. Non si spiega altrimenti il perché la pur coraggiosa denuncia dell'occupazione abusiva, anziché essere presentata di persona all'interessato, sia stata inoltrata all'amministratore del condominio. 
Forse contando sull'anonimato, nel timore di ritorsioni verso i suoi mezzi o addirittura verso la sua persona fisica?
Un buon vero malavitoso per avere informazioni non ha bisogno di ricorrere a strappamenti di unghie o cavamento di occhi o altre forme coercitive: poiché abitualmente rispetta, automaticamente è rispettato. Così era bastato che chiedesse all'amministratore il nome del mittente il messaggio, non tanto per contestare il delitto di occupazione abusiva, quanto per avere un chiarimento sull'espressione usata per denunciare il fatto.
A seguire l'immagine dell'abuso e il testo della denuncia, letteralmente riportato; e poi il cartello oggetto di integrazione della stessa, opportunamente sezionato e ingrandito:

Condominio Xxxxxxxx, sembra un loft privato, 
compreso epiteti sul rispetto (degli altri)


Ecco, piacerebbe al cronista assistere all'incontro, se mai ci sarà, tra il denunciato e il denunciante, per avere il piacere di sentire la definizione che quest'ultimo darebbe al termine epiteto, e a come sia arrivato ad abbinarlo ad un rispetto richiesto per essere a sua volta donato.

Niente altro, fine del racconto.

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