Hic sunt leones
Ho avuto la ventura di visitare l'Italia in lungo e in largo e ne vado qui a parlare.
Vado a raccontare dell'Italia, di un'Italia antica, poco conosciuta come tale: come molti sanno, e ad altrettanti molti sfugge, la Calabria in tempi non sospetti era denominata Italia. Non sto a raccontare da chi e perché aveva questo nome, sforerei dal mio essere conciso e non riuscirei ad aprire a sufficienza il velo della storia che riguarda quel periodo.
Molto in seguito, comunque quel nome si è esteso a tutto lo Stivale, restando di questo a malapena la suola. Pure bucata...
Saltando a pie' pari una grossa manciata di secoli, vado a raccontare della Calabria di oggi, una ex Italia che ha buone ragioni per valersi dell'avviso alla presenza di leoni: invito a girare alla larga ovvero visitare opportunamente armati. I leoni non ci sono mai stati, ma le cautele continuano ad essere valide e consigliate.
A
chi ha avuto modo di vedere il video di un mini-commissario alla sanità calabrese non
saranno a suo tempo sfuggite le spassose dissertazioni su mascherine, su baci
profondi a rischio dopo il quarto d'ora di immersione linguale, sui
suoi riposi sessuali dovuti a raggiunti limiti d'età,
presumibilmente dopo una carriera da viveur, da
sciupafemmine... non può farsi sfuggire il suo secondo capolavoro,
sempre in video, sempre lo stesso giorno di diffusione del primo.
Probabilmente
quel 25 maggio 2020 era un giorno di particolare esaltazione, un
giorno di libertà dei suoi due neuroni che, cogliendo l'attimo
fuggente, si erano scatenati in una danza di stronzate che il desso,
smaltiti i fumi di chissà quale mixer, forse
mai
avrebbe
affidato a una ripresa video che lascia prove che ormai hanno più
valore di uno scritto olografo.
Un
paio di considerazioni. La prima riguarda chi designa a compiti,
indubbiamente pesanti, di risanamento sanitario per un territorio
morente: non sarebbe il caso di prevedere, prima di affidare a
persone qualificate (fino a prova contraria, puntualmente esibita) un
simile compito, un pre-doping
approfondito
o, concomitante/alternativa, una seria visita psico/psichiatrica? E una verifica del suo agire in veste di commissario nelle strutture, già calabresi, era proprio fuori da ogni protocollo di verifica?
La
seconda si riferisce allo Zuccatelli citato: nel secondo video, con i
neuroni più che mai a briglia sciolta, si è lanciato in un
apprezzamento (anzi: deprezzamento) della categoria dei virologi, che
ritenevo facenti parte del mondo sanitario, come lo sono i
farmacisti, i dentisti, i veterinari, i podologi... Qui li ha
definiti la coda della coda della coda... quasi all'infinito, del
settore sanitario. In un barlume di lucidità i due neuroni non hanno
dato una gerarchia caudale agli infermieri... e meno male, bontà
loro. Dei neuroni.
Vorrei
dire a questo (non più persona, come comprovato) elemento che in
nessunissimo settore del vivere civile esistono code di altri, né nelle loro specialità né in un più ampio campo visuale. Anche le
attività comunemente ritenute, a torto, più basse di altre, hanno
una dignità e un collocamento che, a seconda dei casi e dei luoghi
di esercizio, le rendono indispensabili. Non sto a citarle, anche
perché, nel caso i neuroni fossero sopiti, non le capirebbe
comunque.
La
terza considerazione, riferita ai governi che hanno partorito le due
abominevoli designazioni: ma non c'è almeno un membro dei due-tre gruppi che effettuano la cernita che si assuma la vergogna di queste due scelte e ne chieda,
chiaramente e senza ghirigori politichesi, scusa a chi da queste è
stato danneggiato?
Lo so, sarebbe un caso unico, ma avrebbe la
primogenitura di un gesto cui sarebbe bello abituarsi.
Quarta
voce: Spirlì. Qui, purtroppo, non è possibile chiamare in causa il
governo; questo signore (fino a prova contraria, in corso di
presentazione) è stato eletto dai calabresi, presumibilmente per
essere prima vicepresidente ed ora facente funzioni di presidente,
con un numero di voti bastanti a giustificare la sua salita al podio
del governo della Regione. Su questo non ci piove.
Come
non piove sul fatto che la miseria nera, l'abbandono del territorio,
la presenza di malavitosi che influenzano la vita quotidiana dei
cittadini (per fortuna mai il voto degli stessi...!?)... tutte cose che
richiedono un orgoglio, pressante e continuo, che ne copra il peso,
ormai quasi insostenibile.
Giusto
orgoglio, unico retaggio rimasto disponibile in un territorio che ha
perso tutto.
Ma
se questo orgoglio viene manifestato in maniera prepotente,
offensiva, ecco che da dote diventa difetto. Lo è quando il facente
funzioni di presidente della Regione, respinge con termini brutali un
aiuto, per quanto se ne sappia disinteressato.
Succede
che dopo il fallimento, con un finale che induce pietà oltre a una
desolazione mentale pressoché assoluta, del non intervento del
commissario Cotticelli, ex generale dell'Arma sorretto, a suo tempo, dal bagaglio di fiducia in quella, ha chiuso la sua
epopea in maniera affatto dignitosa, il suo immediato sostituto, lo
Zuccatelli citato, è stato nominato commissario per la sanità
calabrese, previo licenziamento in tronco del predecessore.
Di Cotticelli si è detto e scritto ormai tutto e di tutto: da una intervista che ha suscitato reazioni variabili, che vanno dall'indignato al comico, in precisazioni successive è scivolato nel penoso. E quando una persona induce alla pena, la cosa migliore (la più buonista?) è chiudere l'argomento, cassarlo come cronaca spicciola, e passare ad altro.
E quell'altro prende il nome di Gaudio, Eugenio Gaudio.
Lo Spirlì citato aveva chiesto, non a gran voce ma con megafono ultrapotente, che a commissario alla sanità per la sua Regione fosse designato un calabrese doc, un personaggio che, anche da fuori dei confini regionali, portasse un bagaglio di capacità e onorevolezza tali da cancellare l'offesa dei due precedenti, appena abortiti. Detto, fatto, designato... quello che da subito era apparso il migliore salvatore della patria regionale possibile, per un treno sbilenco avviato ormai su un binario morto; al termine del quale era aperto un baratro, tomba definitiva di tutte le porcherie nate e pasciute sul territorio nel corso di decenni. E gaudio fu, per un solo giorno.
La prima cosa che era saltata subito in cronaca era il fatto che questo esimio professore era sotto schiaffo per presunte agevolazioni in concorsi universitari e in spintarelle poco eleganti per promozioni e avanzamenti di suoi sodali. Pare che le inchieste sul suo operato siano in via di archiviazione, che non è proprio un'assoluzione ma un rinvio alla Storia... di cui si perderà traccia in breve tempo. Per chiunque osteggiasse la sua nomina sarebbe stato gioco facile tirare in ballo la faccenda, non come accusa specifica ma come punto interrogativo permanente. Una spada di Damocle virtuale che gli avrebbe reso la vita difficile.
A salvarlo pare sia intervenuta la di lui signora che, con un rifiuto alla papa Celestino, aveva declinato la possibilità di trasferirsi nel capoluogo calabro. Su questo rifiuto sono state disegnate vignette, create battute, ipotizzate ipotesi... Tutto senza conferma alcuna, salvo il rifiuto netto. Uno dei molti casi che confermano che dietro ogni uomo, per grande appaia ai più, vigila e impera una donna. Grande o meno, è scelta soggettiva.
Ab ovo, questa benedetta scelta di un predestinato è ancora in itinere, un cammino lento che sa di maratona, senza uno striscione di traguardo che ne indichi la fine.
In diverse occasioni quello striscione è sembrato prossimo ad essere tagliato, poi ogni volta un altro appariva più avanti. Nomi, chiacchiere, illazioni e illusioni... tutto sembra contribuire a mantenere un'aura di mistero su quello che sarà il predestinato.
C'è quasi la stessa attesa che dicono ci fosse per il Re d'Israele, quel Messia annunciato da profeti e veggenti; il quale, tanta fu l'attesa, che non venne neanche riconosciuto, se non da una dozzina di persone, che accettarono il suo messaggio e se ne fecero portatori verso il resto del mondo.
Ecco, la Calabria avrebbe bisogno di un Messia... i missionari, africani e non, sono stati divorati dalle belve locali. Un Messia che godrà di onori e deferenze, entrerà in quella terra non a cavallo di un asinello ma a bordo di un blindato, tra gli osanna del popolo e l'obtorto collo dei maggiorenti. Un Messia che sia conscio che nel suo futuro c'è una croce e che su quella croce finirà inchiodato. Che sulla sua strada troverà un console (romano, tanto per cambiare) che, in caso di fallimento della missione, di lui se ne laverà le mani...
Con il popolo che continuerà a mugugnare e i maggiorenti a sogghignare.
Il Messia è arrivato, tal Guido Longo, definito super-poliziotto, uomo delle istituzioni, possibile salvatore della terra calabra. Non è calabrese, è siciliano di Catania, e presenta un curriculum di tutto rispetto. Nonostante ciò è stato bene accolto, perlomeno ad uso dei media, dalla classe dirigente della Regione, in primis dal facente funzioni.
Si sa che per far camminare il ciuco servono un bastone e una carota.
Nello specifico, visti i pregressi, Longo può essere visto (rispettosamente) come il bastone.
La carota? In simbiosi con la nomina di Longo, la regione Calabria da rossa che era dalla mezzanotte sarà arancione. Il cambio di coloritura non cambierà di molto la vita dei cittadini, ma è stata presentata come una vittoria dell'establishmen, ancora furente per l'appaiamento con regioni come il Piemonte e la Lombardia, le quali chiaramente non avevano nessun titolo da opporre al rosso fiamma assegnato.
Da rosso ad arancione, un salto di qualità importante, che ha come base miglioramenti visibili e tangibili nella gestione sanitaria delle Regioni promosse. La Calabria, rossa da venti giorni e in profondo rosso da oltre dieci anni, in una ventina di giorni, orfana di commissario, ha fatto il miracolo di dipanare nodi irrisolti, che apparivano irrisolvibili senza un intervento divino. Che è arrivato nella veste del Messia... quando questo intervento appare superfluo, superato.
A cosa serve un commissario alla sanità in una Regione che con un gioco di prestigio ha risolto in pochi giorni i suoi problemi? Possibile che siano bastate un paio di tendopoli militari, con destinazione anti-Covid, a risanare tutto? Altri cambiamenti non ce ne sono stati: i contagi, nello stesso periodo, hanno continuato a salire, e i decessi pure; non ci sono risposte alle richieste di verifica di sospetti positivi; gli ambulatori per altre patologie sono tuttora interdetti; i medici di base brancolano nel buio alla ricerca di dritte precise per la gestione dei pazienti, per quanto di loro competenza; i posti letto ci sarebbero, ma mancano i letti; le apparecchiature di pronto intervento sono tuttora obsolete... È vero, la migrazione sanitaria verso altre Regioni è cessata... ma perché queste, vuoi per loro propri problemi causa l'emergenza vuoi per sicurezza, hanno sospeso le accettazioni per ricoveri, visite e analisi.
Se uno fosse maligno, il pensiero correrebbe alla massima do ut des, io do se tu dai in una traduzione casereccia: il governo offre l'agognato arancione, in cambio cessa l'ostracismo verso l'eletto, che peraltro ha tutte le carte in regola per ben operare; il governo salva la faccia, nello specifico piuttosto annebbiata, il facente funzioni pure, il popolo si calma, un capro (per ora non espiatorio) si presta all'olocausto...
Molto diverso sarebbe stato il risultato di fronte ad un do ut facias, avrai se fai, sempre in casereccio.
Appunto: intanto, con la carota di una promozione colorica, il ciuco arranca.
Il bastone... verrà poi.
C'è poco da aggiungere alla tua analisi, ci vorrà un bel bastone!
RispondiEliminaLa carota è stata destinata al salvataggio della faccia di un governo regionale incapace, incompetente, corrotto e borioso. Il bastone, purtroppo, va a colpire i cittadini, che alle bastonate stanno facendo il callo. In dieci anni la regione ha chiuso 18 ospedali, quali trasformati in uffici e altri ridotti a punti di pronto intervento, ossia di smistamento delle urgenze verso spoke ubicati a decine di chilometri. La cattedrale della regione, ufficialmente costata oltre 160 milioni di euro, è stata inaugurata nel 2017, è il complesso più esteso di tutta la regione, fiore all'occhiello di una regione allo sfascio totale. Come i palazzi dei sultani, raccontati nelle favole, ed emergenti su tende e baracche di fortuna; specchietto per le allodole turistiche. E intorno a quel palazzetto ruota un mondo politico o pseudo tale implementato e guidato da figuri della malavita nota e ignota, per la costrizione dei quali non sarebbe sufficiente trasformare gli ospedali chiusi in patrie galere per ospitarli. Una desolazione assoluta, un deserto di valori etici... qui veramente la terra è piatta, come nei secoli passati...
Elimina...et dracones....Cari saluti
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