sabato 16 maggio 2015

L'asinello


C'è chi nasce con la camicia.
La strada della vita in perfetta pianura, quando non in dolce discesa.
Lui era nato con il basto incorporato, una piccola sella già pronta ad accogliere, da subito, la soma della vita, un carico prodromo di fardelli a mai finire.
Il primo, per dare il benvenuto alla nuova vita, era stato il peso di un vuoto.
Un peso che faceva a pugni con le leggi della fisica, ma che invece era immane, impossibile da catalogare in una comune scala di valori specifici.
Era il vuoto di una carezza materna, gonfiato dall'assenza di un surrogato qualunque a questa mancanza, di un affetto, qualunque fosse, che riempisse, almeno un pochino, la sua assenza.
Dapprima inconscio, poi via via più sentito, questo primo aggravio era divenuto parte integrata del basto, un peso da portare fino alla fine del viaggio.
Peso crescente, col passare degli anni.
A questa mai vissuta prima infanzia erano seguite l'adolescenza e la maturità, tutte sullo stesso metro, con le aggiunte di affanni che ciascun periodo riteneva di dover caricare sulla sua schiena.
Alle soglie della vecchiaia il suo sogno era che questa fosse, come si dice, serena, senza altri grossi pesi che non fossero quelli della vita quotidiana di tutti gli esseri viventi.
Tasse, bollette, costi della vita, piccoli imprevisti... ostacoli da superare a zampe unite, quasi ridicoli a fronte di quanto vissuto in passato.
Invece no.
Amici e amiche, che avevano chiuso in anticipo il loro libro della vita, avevano dato la la stura a una sequenza di avvenimenti che avrebbero reso il suo basto ormai inadeguato a tanto carico aggiunto.
Azzerato lo spirito della compagna della sua vita, cancellata la sorella, altri amici volati via...
Sembrava fosse finita.
Sembrava...
Ma c'era ancora un peso, preparato sul ciglio della strada, pronto ad essere caricato, in aggiunta agli altri già pesanti fardelli.
Da portatore di questi, lui stesso fardello è diventato.
Scoprendo così quanto sia greve il peso del suo proprio corpo infranto.

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Raglio d'asino, si sa, non sale al Cielo...
Meno male che ci salgono le preghiere degli umani, altrimenti la Terra tutta sarebbe nel caos.
Sarebbe?

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Caro Destino, tu che decidi chi nascerà con la camicia e chi col basto,
che poi segui passo dopo passo, stabilendo il meglio per l'uno e il peggio per l'altro, 
sappi che un asinello sardo lo puoi caricare  fin che il suo ventre sfiori il suolo, 
ma se lo vuoi fermare hai un solo modo: abbatterlo.


8 commenti:

  1. C'è tanta verità e tristezza Pietro ma, al contempo, tanta, tantissima forza dentro ste tue parole ..... e in molti passagi mi ci ritrovo anch'io, jellatella da sempre, nata sotto una stella spenta ..... T'abbraccio amico mio e sappi che TVB e questo non mi pesa affatto!

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  2. Il gatto ha 9 vite, siamo fiduciosi.

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  3. Dicono che gli asinelli sopportano pesi sorprendenti, io ci vedo solo un povero animale che è agli sgoccioli.
    La metafora del tuo post è schiacciante.
    Un carissimo saluto gattonero!

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  4. Un racconto struggente ed una chiave di lettura amara ed agghiacciante.
    Sorprendente!
    Un caro saluto gattonero.

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  5. Siamo come alberi, assogettati a forti venti e tempeste, ma resisteremo, resisterai... sei un lottatore e un'altra battaglia non ti farà paura.
    Intanto ti riempio di carezze, a colmare qualche vuoto, a generarti almeno un sorriso.
    Ciao Gattonero.

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  6. Un post intriso di un sentimento struggente che fa male.

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  7. E' difficile trovare le parole adatte ! Meglio un fraterno silenzioso abbraccio !

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