venerdì 29 giugno 2012

Ipse dixit

Mi sembra che negli ultimi anni si siano sviluppati due fenomeni: il gusto della spettacolarità e la sfiducia, nel prossimo e nella verità. Il gusto della spettacolarità l'abbiamo visto emergere nelle marce non competitive, nella contemplazione in massa di opere d'arte, perfino in una politica giocata e valutata in termini di immagine molto più che di contenuti. In senso opposto e cioé centrifugo, ha giocato la sfiducia. Se parli con qualcuno che non conosci e forse anche se non lo conosci bene, può essere un terrorista, un aderente a società segrete, un impeccabile bancarottiere. Soprattutto sei posto sempre più spesso davanti a eventi misteriosi "dietro" i quali stanno cose gravi e contraddittorie per cui l'unica certezza è che non conoscerai mai la verità. Ecco di colpo la vittoria dell'Italia: è una verità semplice, giustamente ritenuta importante e a tutto tondo: "dietro" non c'è niente.
Credo che non sia un ritorno di nazionalismo, malgrado il revival degli anni Trenta e il fatto che eravamo stati campioni nel '34 e '38. Piuttosto da economista quale sono vedo in tutto ciò tre caratteristiche che si ritrovano anche quando l'Italia "gioca" l'economia invece del calcio: il passaggio dall'autoflagellazione all'entusiasmo spinto; la difficoltà di identificazione rispetto all'estero ("siamo proprio gli ultimi; ma no, in fondo siamo i più brillanti") e infine il saper agire risolutamente solo in condizioni di emergenza (il rischio era di essere accolti a pomodori al ritorno in Italia oppure una crisi della lira). Abbiamo battuto i brasiliani per fantasia, i tedeschi per gioco di squadra. Sarà un caso, ma il nostro punto debole è stato il... rigore. Come in economia.


Pubblicato il 13 luglio 1982 nella prima pagina del Corriere della Sera, poco dopo la vittoria ai Mondiali di Madrid, sotto il titolo "Quello che pensano gli uomini di cultura".
Quasi trent'anni fa... Poche cose sono cambiate: il presidente della Repubblica era allora di sinistra e lo è anche oggi. Le "verità" nascoste allora, oggi lo sono ancora di più. La spettacolarizzazione della politica ha assunto aspetti al limite del ridicolo. Di "impeccabili bancarottieri" ormai ce n'è uno a ogni angolo di strada. Quanto alla "sfiducia" meglio non parlarne. Ed è confermato che "dietro" una vittoria nel calcio, oggi più che mai non c'è più niente. 
Solo il "rigore" non è più il nostro punto debole, anzi è divenuto il nostro quotidiano compagno di vita; in molti casi compagno di morte.
Dimenticavo: il pistolotto è stato scritto da un certo Mario Monti, professore ed economista, nonché editorialista del Corriere della Sera. Ieri, trent'anni fa. 

6 commenti:

  1. Diabolico d'un gatto, ma le scovi tutte tu :-)!
    Ben tornato Pietro. Spero tutto ok!
    Dì...lo vuoi un bacio di "rigore"?

    P.S.:A me sto Monti nu me piace!

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    1. Diciamo comsì-comsà. Appena posso vengo a leggerti tutta, ho bisogno di una bella doccia di poesia per rinfrescare il tutto.
      I 'rigori' da tirare sono dieci: e dieci siano i baci.
      Quanto a Monti, meglio è che non faccia sondaggi...

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  2. Interessante riflessione.Sono d'accordo con l'articolo pubblicato di sopra. Analisi sociale ed umana che induce a revisioni profonde ed importanti.
    Buona serata

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    1. Pensa: trent'anni fa... O ci ha lavorato tutti 'sti anni per rendere operativo il suo pensiero o Nostradamus gli fa un baffo.
      Un abbraccio, che la serata ti sia serena.

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    1. +/-, ma c'è di peggio.
      Sono in arretrato, ma se il pc non mi tradisce ti trovo ti leggo e...
      Ti abbraccio.

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