domenica 23 luglio 2017

Le tappe di una vita

La vita vista come una corsa ciclistica, tipo un Tour de France o un Giro d'Italia... 
Come queste, è fatta di tante tappe, luoghi di sosta, con tempi variabili, ciascuna con motivazioni che lasciano il segno nella memoria. 
Tappe che sul momento non prendi in considerazione, le consideri luoghi di transito che, nello scorrere del tempo, ti lasci alle spalle per affrontare strade nuove, sovente in salita. Capita di girarsi indietro, guardare la tappa appena conclusa, ma l'arrancare nella nuova te la fa vedere come un traguardo ormai passato, concluso, quasi fine a se stesso.
È quando ti trovi ad affrontare l'ultima tappa (quella finale, definitiva, quella che darà il The End senza possibilità di rimonta), che ti viene il buzzo di rivedere tutte le sedi di tappa trascorse, una per una, rivisitandone i ricordi, rivivendo in essi sia quelle felici che quelle aspre, talvolta amare.
Ho chiesto una mano a Google per avere immagini satellitari, focalizzate su ognuna delle sedi di tappa; immagini attuali, ma che, nel loro complesso, riportano abbastanza fedelmente gli stessi fotogrammi impressi nella memoria.

1ª tappa: il "via!" al mio Giro. Nascita e infanzia. Vabbé, infanzia... si fa per dire. Questo dovrebbe essere un periodo della vita da ricordare per le attenzioni, le cure, l'affetto, le coccole verso un nuovo arrivato. Niente di tutto questo, zero via zero. I ricordi di quel passaggio ci sono, qua e là un po' sfocati, ma quelle cose belle che di solito rendono indimenticabile quel tempo non ci sono. Infanzia dedicata solo alla crescita (e quella fisica neanche tanto), con un orizzonte limitato, senza speranze particolari.



2ª tappa: qui la prima parte di quella comunemente nota come adolescenza. Proseguimento di qualcosa, l'infanzia, già bruciata. Ricordi più nitidi, peraltro buoni ai soli fini statistici. Nonostante tutto, utile quantomeno per una prima crescita (quella fisica sempre scarsa).



3ª tappa: non una vera tappa, tante semitappe estive nella colonia. Il barcone di cemento proteso nel mare, con rocce intorno che il fràngito delle onde coprivano di schiuma a lavare mille granchiolini; la sabbia bollente sotto piedi non ancora foderati dal cuoio degli anni; il primo orologio da polso, dono di un Natale più ricco dei soliti, perso nel boccaporto a prua del manufatto in una delle rare tempeste di mare (infilato nella canottiera per proteggerlo dalle ondate, in fase di cattura di un granchietto era scivolato dritto in acqua, sprofondando nelle rocce circostanti); qui ho imparato a nuotare, dopo aver bevuto litri di acqua salmastra; il cancello di ferro che dava direttamente sulla statale, sempre assolutamente chiuso, con uno spiraglio alla base che consentiva di vedere il transito delle vetture, con il gioco dell'indovinarne le targhe...  



4ª tappa: seconda parte dell'adolescenza. A modo suo più vivace dei precedenti periodi. Apprendimento di un percorso lavorativo che avrebbe poi aperto le porte a una neanche tanto agognata libertà. Cambio in corso d'opera alla ricerca di qualcosa di maggiormente redditizio, quanto meno sufficiente per sopravvivere.



5ª tappa: primissima esperienza lavorativa retribuita, in una città sconosciuta che, nonostante la sua fama di chiusura, ha dato calore e affetto a una esistenza altrimenti grigia. Pochi anni, il cui ricordo rimane come periodo nel suo insieme piacevole. Fatte le ossa, valigia pronta per una nuova avventura.



6ª tappa: quasi un ritorno alle origini, in una città già conosciuta e amata. Pochi mesi iniziali bruciati da un imprenditore disgraziato e fellone, messi in conto esperienza in vista di un futuro che comunque non appariva nebuloso. Per la verità, neanche roseo... Durante quella tappa era arrivato il posto di lavoro che sarebbe rimasto invariato per oltre un quarto di secolo. Qui sono stato abbindolato da quella che sarebbe divenuta mia moglie, che tale è poi stata per quasi cinquant'anni. Ricordi tanti, rimpianti pure.



7ª tappa: stessa città, cambio di sede. Sottotetto, sesto piano senza ascensore, gambe in ottimo stato. Non era stata una scelta bohémien, erano tempi di magra e un cielo di tegole rispondeva bene alle possibilità del portafoglio. Una bella esperienza per due balde gioventù che, puntellandosi a vicenda, si preparavano alla conquista di un posto al sole.



8ª tappa: casa nostra completa, in affitto ma completa. Un po' caruccia, ma nel frattempo le cose di lavoro si erano assestate e potevamo tranquillamente affrontare la spesa. Mobili tutti nuovi, un anno di farfalle; il primo pranzo in casa nostra seduti fianco a fianco su un baule a causa del ritardo nella consegna delle sedie. Buon periodo, belle nuove amicizie durate poi nel tempo. Esperienza floreale a livello commerciale, ceduta non appena la sua gestione aveva richiesto troppo impegno, non compatibile con la mia attività lavorativa: levate prima dell'alba, nottate impegnate in confezioni urgenti... non era più cosa.



9ª e ultima tappa: la più lunga di tutte e la più sofferta, nel primo e nell'ultimo suo tratto. I primi segnali che sarebbe stata una tappa pesante li avevano dati tre eventi luttuosi che avevano colpito altrettanti compagni di corsa: il primo improvviso e inatteso, gli altri due per fine naturale del percorso. A sopperire, successivamente si è affiancata una giovane promessa che da subito ha dovuto pedalare, assistita e coccolata dalle esperienze dei predecessori. A seguire un periodo di vita serena.
Acquisto della casa, a rate ma senza farfalle, in una treina d'anni eravamo proprietari a tempo pieno; ampia, con spazio per cinque adulti, con piccolo giardino poi ampliato nel tempo. 
Via vai lavorativo, conoscenza di località e persone nuove, una miriade di caratteri e sentimenti e reazioni diverse. 
Fine dell'attività lavorativa.
Poi avrebbe dovuto essere una tappa di riposo, un avvìo sereno verso il traguardo finale. 
È andata, e sta andando, diversamente... 


11 commenti:

  1. Seeee... ma che cronaca di una corsa a tappe è mai questa... mancano i sogni, le speranze, le gioie, e tutto quel che è carburante ad ogni vita. Li hai tenuti per te, vero? E.. ammettilo, non è stata tua moglie ad averti accalappiato ma sei stato tu a lavorare alacremente di sorrisi e sguardi dolci per conquistare il suo sì.
    Manca una tappa... quella che ti vede attorniato da amici, veri e virtuali, che sostengono, spingono per vederti vincere anche la decima.
    Poi ti rimetterai in sella per aggiornare il post.
    Ciao Gattonero.

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    1. Nei racconti di fantasia è lecito tutto, puoi dipingere magari a colori più o meno vivaci quello che <>. Che sarebbe comunque non contestabile. Nell'affrontare un discorso, qui peraltro molto sommario, che riguarda una vita nella sua realtà, citare sogni, speranze, gioie..., nel mio caso particolare, sarebbe stato un falso storico. Anche questo, volendo, non contestabile per mancanza di riscontri oggettivi, ma sempre un falso. Su un blog parallelo avevo iniziato a raccontarla, questa mia vita, in maniera più dettagliata. Sto facendone bozze da trasferire su questo blog, più che altro per unificare il tutto in un unico sito. Fatti conto che, a causa della mia ben nota concisione, sono arrivato al capitolo 22 senza avere ancora raggiunto la maggiore età. E il racconto è inesorabilmente in binco e nero.. Mi sono interrotto alla prima botta di Angela, e tuttora non so se riuscirò ad arrivare alla nona tappa, qui vagamente descritta.
      Quanto ad Angela, avrei dovuto virgolettare quell'<>, ma era un modo leggero per descrivere il nostro incontro. Il fatto che sia durato così a lungo la dice lunga sulla reciprocità dei sentimenti.
      Ti ringrazio per l'interesse e per lo sprone che mi dai: farò tutto il possibile per aderire al tuo invito.

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    2. Mi hanno fregato le virgolette che hanno cancellato il contenuto: nelle prime va inserito "racconti", nelle seconde "abbindolato". Il discorso filava ugualmente, ma sono pignoletto.

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    3. Quella vita vissuta a "reciprocità di sentimenti" sparge abbaglianti colori... cosa che non capita a molti.
      Per come la penso, il nero non intacca perché rimane colore a sè.
      Scusa la la comicità ma scrivo dal telefono... Il pc s'è fatto.
      Ciao.

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    4. Perfida correzione automatica!!! Non si tratta di comicità ma LACONICITA'

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    5. Non dirlo a me... Precisino come credo di essere quando scrivo, mi capita talvolta di inviare messaggi con wattsapp per i quali devo fare atto ufficiale di disconoscimento, quando un solo cambio di vocale mi stravolge un discorso... Ciao, buona estate.

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  2. Ieri ho assistito ad una gara ciclistica, vera: ha vinto la tipa che in una delle tornate s'era cocciata per terra, rialzandosi in corsa e, pestando sui pedali, ha alzato il trofeo.

    Lo facciamo, più o meno tutti, l'importante è farlo credendoci.

    Bello il viaggio della tua vita e non ti nascondo che mi sono precipitata all'ultima immagine, perché lì ci sei tu.

    Un bacio enorme

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    1. Mi hai fatto venire un colpo con quel " lì ci sei tu". Non sono ancora maturo per uscire dalla veste di gatto che mi sono cucita addosso.
      Bella la metafora della ciclista cocciuta e vincente. Sono ancora in corsa e farò il possibile per restarci in sella più a lungo possibile.
      Bacione pure a te.

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    2. ah no, io pensavo avessi messo casa tua, mica il camposanto :P
      e dire che ho pure googlato per capirci meglio: sono una frana :)

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    3. Ahahahaha... È casa mia, quello poco più su è il parco archeologico. Segnalerò al sindaco che sembra un cimitero; in effetti lo è, visto che ci stanno trovando ossa a quintali. In merito al camposanto ho un senso dell'umorismo abbastanza allargato, ma non avrei pensato a un humor così nero. In effetti lo striscione finale della corsa è là ma, finché dura, ci giro al largo.

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    4. gattone..mi stai dicendo che ho ricannato?? sì bhe dai, è nel mio stile: avanzo come un elefante e faccio casini.
      sì bhe diglielo comunque al sindaco: che metta una targa bella grande, di modo che quando la sottoscritta googla non cada nuovamente in errore :)

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