Levante - pausa - ponente
Sono nato in una terra inzuppata nel mare, in un levante lontano, senza raggi di sole. Ho gattonato su strade da subito in salita, le ho poi percorse, molto camminando, sovente correndo, talvolta arrancando. Con più di metà del cammino superata, la strada era in piano o in dolce discesa; ma un brutto mattino me la son ritrovata nuovamente in salita, ripida e sconnessa. L’ho affrontata, e in quest’ultimo tratto ho incontrato vermi in sembianze umane, con il cuore chiuso in un conto alla banca o in uno stupido fasullo sentore di potenza: monnezza, che tutta l’aria intorno ammorba. Ma ho anche trovato tanti fiori di campo, umili, immersi in un perpetuo precariato, creato da altri vermi che vanno decretando, gentaglia che taglia, la benda sugli occhi, e decide chi vivere può e chi deve morire. Questi fiori hanno profumo di speranza, persone che del mestiere fanno missione e che sopra le cure distendono l’amore. Li ho benedetti ieri e li benedico ancora: è grazie a questi fiori che pietà no