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Visualizzazione dei post da ottobre, 2019

Un volo pindarico

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Lo è, a mio modesto parere, già dal titolo, dove il pensare agli angeli, a questo loro volare, porta da subito all'attesa di trovare nel testo un racconto di fantasia, a un qualcosa che si trova solo vagando ben al di sopra delle nuvole. Nel prosieguo della lettura, tale impressione iniziale è confermata da una serie di interpretazioni espresse in un libero pensiero e in un altrettanto scioglimento dialettico, che butta alle ortiche ogni vincolo scritturale. Una libertà assoluta, senza remore o falsi pudori, un caleidoscopio di stili descrittivi, dove il voltare pagina, o al capitolo successivo, non hanno un seguito diretto, restando libera espressione che sembra a sé stante e che invece è tassello da inserire in un mosaico, un puzzle le cui tessere, per essere incastrate, devono essere esaminate attentamente una per una, per arrivare infine ad una creazione artistica uniforme che, nel suo insieme, dà la piacevolezza della visione di un quadro finale di pregio. Ecco, ogni sing...

Greta Tintin

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Un paio di premesse, doverose e preventive, per evitare note infamanti a quanto vado ad esporre. La prima: abbiamo finito la vendemmia, poca roba, ma sempre piacevole e, a modo suo, divertente. Trattandosi di una vendemmia casereccia, chi poco ne sappia sa che per un certo periodo bisogna rimestare il mosto, in lenta ebollizione nel tino. Un'incombenza che non è pesante, ma che ha un inconveniente, insignificante e passeggero: nel rimestare il mosto, in questo si provocano 'fumi' (per gli astemi accaniti, o per gli alcolisti anonimi in recupero, miasmi; ma non lo sono, sia chiaro). Per delicati che siano, questi fumi sono, come dire, ubriacanti. Niente di che, un mezzo litro di rosso ingollato al mattino a digiuno crea lo stesso effetto. Non ho le prove, e temo che un alcoltest sarebbe a rischio sanzione e perdita punti. Col testo a seguire ci c'entra (la poesia non è vino annacquato) niente: è solo un mettere le mani avanti se nel prosieguo dessi un'idea di ...

Coito, ergo sum

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Ho trovato quasi casualmente questo articolo su un blog di Facebook, testi che generalmente non condivido; ma questo è stato offerto oggi dal giornalista Martino Ciano e, come detto in via eccezionale (poiché, a parte le poesie che sono patrimonio dell'umanità, raramente condivido), vado a copiare, anche perché mi dà lo spunto per un allargamento della sua riflessione. Intendendo per 'condivisione' la divulgazione di un pensiero che ritengo, a torto o a ragione, meriti qualcosa di più di una lettura superficiale. Il titolo? So che il mio maestro sarà già caduto dalla sedia, inorridito da un simile, incredibile, svarione, tra l'altro avendo parlato di refusi  tipografici non molto tempo fa. Prima di essere sbattuto dietro la lavagna, dopo essere stato pestato in un mortaio (a mo' di miscuglio a base di basilico, parmigiano, pecorino, pinoli, un pizzico di sale, olio d'oliva, 1/2 spicchio d'aglio; come questi ingredienti che danno il nome, appunto, al pes...