venerdì 19 gennaio 2018

Le due Italia


Questo quadro è dell'anno Domini 1967.
Come la poesia di Zaffuto "La valle del Belice" di un post precedente, espressione artistica senza tempo.
Regalatomi dall'autore, non si riferiva al terremoto siciliano, avvenuto successivamente.
Oggi è da leggere come una proiezione verso il futuro, che allora non appariva così prossimo.
Cinquant'anni dopo, descrive sinteticamente la nostra situazione attuale: un'Italia fisica distrutta nello sfondo e l'Italia metafisica che piange, nuda, sconsolata e inconsolabile.
Consolante è invece l'innegabile considerazione che dal 5 marzo (a.D. 2018) finalmente tutto cambierà.
Forse in meglio?
Oppure in peggio?
Per il meglio depone la gru, chiaro simbolo di una possibile ricostruzione.
Per il peggio c'è da prendere atto che qualche muro è ancora in piedi e, con un po' di buona volontà, riusciremo ad abbatterlo.
Dopo la tabula rasa saremo costretti a ricominciare.
O altri ci costringeranno a farlo, in vista di un Rinascimento che non sarà più opera nostra.

2 commenti:

  1. Pare che la donna stia (con)fondendosi con il panorama dove tutto mischia. Davvero... guardando il quadro pare di sentire il chiasso di questi giorni... che grande arte è la pittura.
    Tremo pensando a quel 5 marzo che vedrà tutti vincitori, tutti tranne noi.

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  2. Noi mai. Oggi meno che mai. Chiunque "dirà" che ha vinto, prima di rendersi conto di essere vincente di un pugno di nebbia, dissolto il quale ci saranno comunque macerie da spostare. Siamo maestri in questo, vedi Belice L'Aquila Amatrice Norcia e quanti altri...

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