lunedì 9 ottobre 2017

Racconto (di cronaca nera)

Pietro, oggi più di ieri e meno di domani, era incazzato nero.
Incazzato come un gatto.
Incazzato nero, proprio come un gattonero.
Nel racconto la causa del suo incazzamento.
Nel suo palazzo, diversi anni fa, il proprietario di un appartamento, Emilio è il suo nome, lo aveva venduto, senza riuscire ad appioppare all'acquirente un piccolo box, semi abbandonato, privo di luce e acqua.
Un ripostiglio, un pochetto più grande.

Fax simile del box 
Poiché abitava a un centinaio di chilometri da questo palazzo, aveva affidato le sue speranze di vendita come unità singola a un cartello "vendesi" attaccato alla serranda, con il recapito telefonico per informazioni sul prezzo.
Senza tenere conto che nel vano garage transitavano non più di due o tre persone, alcune saltuariamente.
Nessuna di queste (Pietro compreso) era interessata all'acquisto di quel bugigattolo, essendo già tutte proprietarie sul posto di un box o di un magazzino.
Non direttamente, aveva saputo che la richiesta  era di 10.000 euro, ufficiosamente leggermente trattabili.
Fuori valutazione (perlomeno da parte sua).
Aveva lasciato passare una quattrina d'anni, trovandosi ogni giorno davanti quel cartello, che nel tempo gli era diventato particolarmente antipatico.
Trovava stupida l'idea di vederlo attaccato nel seminterrato, anziché in vista sulla strada.
Un condòmino buontempone aveva offerto a Emilio 8.000 euro, rifiutati, a conferma di quel "leggermente" trattabili.
Essendo questo buco adiacente al suo box (niente auto, solo legna, attrezzature per fare il vino e deposito di tante bagatelle che non trovavano posto in casa), in uno dei rari colpi di genio che gli cadevano periodicamente tra capo e collo, aveva telefonato al venditore dando una specie di aut-aut (come un passatempo per un perditempo), che pensava sarebbe caduto nel vuoto, o forse addirittura ritenuto offensivo della serietà della richiesta.
A lui interessava relativamente, ma quel cartello lo infastidiva.
In fondo si trattava di un locale di una sedicina di metri quadrati, niente di che...
Aveva offerto 5.000 euro, prendere o lasciare.
Per telefono niente pernacchia, però era intervenuta la moglie (Teresa) di Emilio:
"È troppo poco, ci venga incontro e facciamo l'affare...".
Le donne, le mogli in particolare, hanno occhi di lince e senso della realtà che contrasta con il granitico pensiero degli uomini: qui aveva capito che, dopo tanti anni, non si trattava più di "vendere" ma di liberarsi di quello che era ormai un peso inutile.
Pietro era sempre stato sensibile alle richieste delle donne; purtroppo non sapeva dire di no alle loro istanze, soprattutto se accorate.
E questa lo era.
Si capiva chiaramente che quella famiglia si trovava in difficoltà economiche, e svendeva i suoi gioielli pur di sopravvivere.
"OK, 5.500, di più non posso e non voglio spendere...".
Con la certezza che questo rilancio sarebbe risultato ancora più offensivo della prima offerta.
Risultato: tre giorni dopo erano arrivati a casa sua, in comunione fisica e legale, con tutte le carte e il testo per il compromesso di vendita.
Firme, assegno...
Provvisoriamente nessun atto notarile che avrebbe appesantito il costo dell'acquisto.
Preso possesso dell'immobile, Pietro aveva provveduto a ripulirlo di terricci e umidità, sintomi qualificativi di un abbandono ultra decennale.
Un cavo fatto passare dal box primigenio, tramite un semplice buco nel muro divisorio, e luce fu anche nel nuovo acquisto.
Rilevati i dati degli ex proprietari, aveva provveduto da subito ai versamenti della tassa sugli immobili, allora denominata ICI, ancora a loro nome. La seccatura era nel dover compilare il doppio modulo, essendo questi, come detto, in comunione legale.
Correva l'anno 2010.
Tre anni dopo, altro "colpo di genio": regolarizzare la vendita con rogito notarile, rinviato al momento della stesura del compromesso.
Questa bella pensata era dovuta a una pulce nell'orecchio, infilatasi nottetempo in uno dei momenti di dormiveglia, quella volta dovuto forse ai peperoni crudi in insalata, mangiati ingordamente alla cena precedente.
Gli piacciono molto, quelli con la polpa spessa un dito, noti come ''di Carmagnola'', e non riteneva fosse questo un peccato di gola grave.
La pulce: atto notarile per evitare che la coppia venditrice decidesse, in qualunque modo e a qualsiasi titolo, di passare a miglior vita, andandosi a godere i suoi risparmi in un paradiso non ben identificato, e trovarsi magari con i figli eredi a contestare la vendita, riappropriandosi del box, e offrendoglielo magari in nuova vendita a un prezzo pure maggiorato, contando sulla stessa disponibilità dimostrata verso i loro (ormai ex, senza possibilità di ripensamenti) genitori.

Fine della prima parte

Nella seconda parte racconterà di catasto-geometra-notaio
e sarà quella che giustificherà l'incazzatura segnalata all'inizio.


3 commenti:

  1. Così mi lasci sulle spine!
    Impaziente di conoscere il resto della storia, ma qualche sospetto ce l'ho.

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  2. Se vabbè ma non puoi mica lasciarmi così!

    Prima volta che passo ma ti sei presentato male eh

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