lunedì 29 maggio 2017

Poste Italiane S.p.A.



In un tempo lontano le Poste erano un fiore all'occhiello dei Paesi che ne avevano fatto servizio essenziale, alla pari dei servizi sanitari e dei trasporti, su strada, aerei, fluviali e marittimi.
Anche la politica era considerata essenziale fino a che è stata al servizio dei cittadini tutti; poi è divenuta mestiere al servizio di pochi, talvolta sovente con fini e legami malavitosi. Ma questo è un altro discorso, che esula da quanto qui incipitato.
Dai tempi antichi (ma che dico: anche prima), la comunicazione tra popoli era punto fondamentale per una convivenza quanto più possibile pacifica. E tale compito era affidato, sotto varie forme, a sistemi di inoltro dei messaggi: piccioni, cavalli, dardi, passaparola da un paese all'altro...
Le dichiarazioni d'apertura di belligeranza rispettavano un rigido protocollo che prevedeva l'inoltro di scritti nero-su-bianco che avvisavano "State in guardia, appena avrete ricevuto, brevi manu, questo avviso, avremo mano libera per venirvi a menare e anche peggio".
Qualche volta (attacco alla Polonia, nel '39, da parte dei neri con svastica e attacco a sorpresa da parte dei gialli col sole in fronte alla base americana nel '41) i servizi postali hanno fatto cilecca; ma in casi talmente rari da passare alla storia come classiche eccezioni a conferma della regola.
Regole che prevedevano: intanto la consegna, poi la riservatezza, poi la sicurezza sui contenuti, poi la mancia di Natale ai postini...
Questo 'na vorta!
Regole peraltro ufficialmente valide anche al giorno d'oggi.
Tralasciando i servizi postali a.C. (avanti Cristo, ma di migliaia di anni), un breve esame dei servizi postali "moderni" mi porta a scoprire che al tempo dei Romani i cursores (corrieri) percorrevano circa 270 km in 24 ore; che nel Medioevo Stati e staterelli avevano messo in piedi servizi postali, prima a livello locale poi estesi e quasi unificati a livello nazionale e internazionale; che Stati, che ancora oggi inconsciamente e per mia ignoranza somma considero poco più che selvaggi, avevano sviluppato una copertura pseudo-postale quasi completa; che la "selvaggia" Gran Bretagna nel 1516 aveva istituito la Royal Mail, ancora oggi fiore all'occhiello di quella illustre Nazione; che nel 1661, sempre in Gran Bretagna veniva introdotto il timbro postale, riportante giorno e mese della spedizione dei plichi, subito plagiato da tutti gli Stati viciniori e lontaniori; che nel 1862, a un anno dalla sua unificazione (pur se incompleta, e ancora da completare, visti i dissapori tra regione e regione...), nascevano le Regie Poste italiane che riunivano in un servizio nazionale quello frastagliato precedente l'Unità...
Un paio di guerre, un bel po' di disastri naturali e altri accidenti che ci hanno travagliato l'esistenza, non erano riusciti a smantellare un servizio che nel tempo aveva rasentato la perfezione.
L'Italia, molto prima di mamma RAI, e anche dopo, aveva avuto altre "mamme" su cui fare affidamento: le ferrovie, la scuola, le parrocchie, le stazioni dei carabinieri... e le Poste.
A parte i Carabinieri (e le altre Forze dell'ordine, pompieri compresi), le altre mamme si sono disperse: le ferrovie... passiamo oltre; la scuola... passiamo oltre; le parrocchie... passiamo oltre...
Poste Italiane, no.
Un piccolo ufficietto lo avevano tutti i paesini, per sperduti che fossero.
Posta, farmacia, chiesa, casa comunale, da soli facevano un paese.
E questa capillarità non aveva intaccato la sua efficienza.
Per dire, in un esempio personale diretto che a grandi linee può dare un'idea di come "girava" la posta negli anni '80.
All'epoca il mio impiego mi "costringeva" a servirmi dell'ufficio postale tutti i lunedì, escluso quello dell'Angelo, altri rari lunedì festivi e quelli cadenti (vivaddio!) nel periodo delle sacrosante ferie.
Corrispondevo con Torino, Milano e Roma in contemporanea.
Bene, in circa di dieci anni di frequentazione settimanale, con spedizione di plichi contenenti dati, relazioni, sovente assegni, documenti più/meno importanti... non uno smarrimento, mai, non dico di un plico ma neanche di una virgola; e arrivo nella stessa settimana di spedizione.
Il servizio postale prevedeva la posta ordinaria, quella aerea e la raccomandata (che a sua volta poteva essere andata/ritorno e/o assicurata).
In un giorno radioso sbucò dal nulla la Posta Prioritaria: con qualche lira in più era garantita la consegna veloce e sicura di lettere con affrancatura speciale esclusiva.
Fu un wow! (leggesi uau!) universale odierno, corrispondente agli antichi poffarbacco, accipicchia, perdirindindina, eureka... anche accidenti (se non seguito da "... a te e a chi t'è muorto") era interiezione di sorpresa gradita e inattesa.
Una rivoluzione.
Durata poco.
Infatti, collaudata la Posta Prioritaria, quella ordinaria era stata soppressa, come venivano eliminati gli ufficietti non redditizi ai fini della circolazione dei servizi di tipo bancario e altre ossessioni, con centralizzazione e accorpamento degli stessi.
Anche le mance natalizie ai postini sono sparite, e con queste anche il Calendario del Postino che dolcemente le sollecitava.
E poi sono spariti pure i postini...
Oggi la mitica Wiki vede così il servizio, che un tempo era postale:

"Attualmente le Poste Italiane hanno introdotto, per l'affrancatura della normale corrispondenza, un unico tipo di francobollo autoadesivo di posta prioritaria. Il servizio di posta prioritaria ha aumentato l'efficienza delle consegne, con tempi ridotti ad un giorno sul territorio nazionale. Lo stesso tempo di consegna di un giorno è previsto per il servizio fornito negli altri Paesi UE. Tale servizio generalmente non prevede penali o rimborsi dalle poste in caso di ritardi: infatti, il timbro postale sulla missiva è messo il giorno della ricezione da parte dell'ufficio postale più vicino al mittente. La data dell'effettiva ricezione del destinatario (e l'eventuale ritardo) non viene rilevato dal postino all'atto della consegna."

Quindi: sarebbe interessante capire il concetto di "territorio nazionale" e di quante ore è composta una giornata postale.
Quando queste risultano essere circa 240 non si può fare a meno di rilevare che si tratta di una giornata un po' lunghetta. 
Per i comuni mortali sarebbero una decina di giorni...
Per fare circa 500 km, non a dorso di cavallo o a bordo di carri trainati da buoi ma con i mezzi ultraveloci che le nuove tecnologie mettono a disposizione.
Sarà il caso di riesumare gli antichi cursores?




1 commento:

  1. Il tuo post mette il dito nella piaga dei tempi in cui viviamo, e del mondo che abbiamo preparato ai ragazzi di oggi.
    Leggendo mi è venuto in mente come ai primi del '900 d'Annunzio scriveva da Milano alla Duse avvisandola che "domani sarò a Venezia...." senza che vi fosse il minimo dubbio del "non pervenuta".
    Le concessioni date dal re, ad un cittadino benestante, conosciuto, ed appartenente a cultura e stato sociale elevato, rendevano gli uffici postali, delle aziende private, e chi aveva la concessione assumeva, portalettere, procaccia, ragionieri, e impiantava anche macchinari per trasmettere in Alfabeto Morse, telegrammi. All'epoca le banche erano nei capoluoghi, e gli uffici fungevano da banche, aiutavano nel credito agrario etc etc. Tutti gli uffici ci tenevano all'efficienza, il titolare per non perdere la concessione, gli impiegati per non perdere il posto di lavoro. potrei continuare in altri settori mi hai fatto venire voglia di scrivere un post sulla posta prioritaria e la "distruzione" dei francobolli, bellissima carta di presentazione di uno stato. Oggi lettere anonime, ordinarie di sconosciuta provenienza.
    Gran belle considerazioni e post notevole grazie

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